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giovedì 4 novembre 2010

La Pietà

Uno può anche illudersi che vada tutto bene, che questo sia il più bel mondo fenomenico, dove la gente (la gens) agisca secondo virtù, perché crede nel bene di tutti prima che nel proprio. Uno può anche far finta di scrivere cose giuste in un blog, ma è solo un far finta perché un blog non deve essere né giusto né intelligente. Al massimo del suo fulgore deve essere di parte, dare una visione di parte delle cose che accadono, di parte deve essere la sua idea di politica, interessato il suo giudizio sul mercato, sulla borsa, sull'economia. Se poi l'economia si interessa di infedeltà, di moda, di look, tutto il resto è fuori luogo, fuori logica, fuori gioco. No, non è un gioco. Non ha senso tutto ciò che viene detto. Contano le azioni. Le parole si svendono, senza nessuna utilità, forse per futilità. Resta la coscienza. Nientaltro resta. Se c'è stanchezza va bene, diversamente c'è inganno e tristezza. Ci si sente a posto con se stessi. Bene, bravi! Quanta gente onesta avete fatto piangere oggi per la vostra vanità? Ve lo siete chiesto? Chiedetevelo! Un'altra volta, di sera, prima di chiudere gli occhi. Chiedetevelo ancora. Ancora una volta. Non assolvetevi, perché non siete santi e neanche giusti. Non provo neanche a dirvi che avreste bisogno di chiedere perdono, perché per fare questo bisogna essere onesti; quindi, virtuosi, giusti, coraggiosi, capaci di superare gli egoismi, il sé, l'io - io, io! Non ve lo dico, ma ve lo ricordo, per pietà! Perché per pietà si vive e si muore. Per pietà si cresce, per pietà si soffre, per pietà si sorride, per pietà si dice "sì" e anche per pietà si dice "no", per pietà non si giudica, per pietà non si condanna. Per pietà ci si ritira prima di subire il fascino del delitto della pace altrui. Per pietà si cerca la bellezza di una solitudine, che rende bene a chi è pietoso

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