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venerdì 16 settembre 2011

Odori di umanità

Gli odori appartengono alla vita. Accompagnano i gesti, la posizione. Attribuiscono un luogo e un'appartenenza.
Ci sono persone che si portano addosso un odore disgustoso: non è olezzo, cattivo odore, mancanza di igiene. No, è la loro dannazione. Hanno odore di bestia, oppure di erbe tosche, di corpi putrefatti. E' l'odore delle loro membra, che allontana.
Ci sono altri, invece, che odorano di santità; e sono per lo più santi, in vita come in morte: il loro corpo odora di leggerezza, di essenza destinata alle altezze celesti: anche in decomposizione le loro membra emanano un alito fresco di rose o di polline. Il loro corpo si consuma senza l'umiliazione della ripugnanza; piuttosto manifesta il pregio di essere sorgente di soavità per un mondo che soffoca nel veleno della morte.
Ci sono altri corpi che odorano di bellezza, senza essere santi; né il loro odore è destinato alle altezze di nessun mondo diverso dalla terra. Il loro profumo li segue, a volte li anticipa, nel loro passaggio. E' una ricchezza che gli viene assegnata con la nascita. Odorano di umanità, di quella più eccelsa, prescelta. Non sono necessariamente esseri di rara bellezza, anche se in loro la bellezza è sempre presente. Odorano di gentilezza. Anche i loro gesti odorano di bontà. Sono gesti lenti, di mani che brillano di gioia. Hanno gli occhi neri e lo sguardo odora di terra, di montagne. Le loro parole sono calde, avvolte nel respiro che rinfresca. Nei maglioni di lana, la carne di questi uomini che odorano di semplicità si riscalda senza soffocare nel sudore.
Il sudore è visibile sotto le giacche di uomini che hanno odore di falsità, la quale non si sconfigge con deodoranti, eau de toilette. Il cattivo odore dell'arroganza resta sulle facce sudate di chi si spruzza inutilmente essenze profumate. Non sanno che devono spruzzarsi l'anima, perché è dentro la loro anima che si produce l'odore insopportabile che spandono all'esterno.
Quegli animi delicati che odorano d'estate e d'inverno, con le sciarpe e i maglioni o con le canottiere, sono animi non corrottti dalla malignità, dalla cattiveria, dalle invidie.Sono candidi come il loro odore. Sono animi che non conoscono essenze di nessun genere. Sono gli occhi di vecchi che ho visto in paesi di montagna, che abitano dentro case semplici odorose di gioia. Sono giovani che vivono con loro, che condividono odori e distensioni dei muscoli del viso. Sono giovani e vecchi che non rubano, che neanche desiderano di staccare un fiore da un ramo di ciliegio o di pruno.
Quell'altra umanità asfissia! Quell'altra umanità maleodora come le essenze sbagliate che si spruzza inutilmente per rendere ancora più disgustosa la sua vicinanza. Non sa che deve guardare gli altri con un altro sguardo, con un altro piacere che le renderà quell'odore che invano cerca dentro una bottiglietta con un nome stampato sopra un'etichetta.
C'è chi odora di ipocrisia, di vacuità, adesso che l'odore del fumo di tabacco è scomparso dai locali affollati di quanti consumano l'amarezza delle loro attese inutili, chiusi dentro gli scialli scoloriti, sotto le pagliette bianche da segregati neri, nel vuoto dei giacconi di piumini intossicati da esalazioni di naftalina.
C'è chi odora di rabbia, chi di mistero rivelato dal tragico rimorso di sé, coi suoi bisogni osceni camuffati da genio tragico dell'indifferenza. C'è chi odora di affanni, chi di speranze rimesse nella pietà di docili carezze promesse da una esistenza ideale.
C'è chi odora di morte, anche se viene pensata come fine, nonostante sia  fine di esistenze malvage. C'è chi odora di giorni vuoti, altri di rimpianti non suoi: riflessi soprattutto di chi ha dovuto subire la sciagura di incontrarli per caso, sotto casa, in una sera di pioggia e fango.
C'è chi odora di birra, chi odora di rifiuti perpetui. 

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